Palmira:
Palmira, situata nel centro-sud della Siria a circa 130 miglia (210 km) a nord-est di Damasco, è una città antica con un ricco passato storico. Il suo nome, che significa “città delle palme”, fu dato dai Romani nel I secolo d.C., mentre il nome pre-semitico Tadmur, Tadmor o Tudmur è ancora in uso. L’esistenza della città risale a tavolette del XIX secolo a.C., e acquisì importanza nel III secolo a.C. quando divenne una grande via commerciale che collegava il mondo romano con la Mesopotamia e l’Oriente.
Sebbene Palmira abbia goduto di autonomia per gran parte della sua storia, passò sotto il controllo romano durante il regno dell’imperatore Tiberio (14–37 d.C.). L’imperatore Adriano visitò la città intorno al 129 d.C. e le conferì lo status di civitas libera (“città libera”). Successivamente, l’imperatore Caracalla le conferì il titolo di colonia, esentandola dalle tasse.
Durante il II e III secolo d.C., Palmira fiorì come centro commerciale, superando ostacoli come interruzioni nelle rotte carovaniere verso l’Oriente e instabilità nel Mediterraneo controllato dai Romani. Quando i Sāsānidi sostituirono i Parti in Persia e nella Mesopotamia meridionale nel 227 d.C., la rotta commerciale di Palmira verso il Golfo Persico fu chiusa.
Di conseguenza, i Romani stabilirono il dominio della famiglia di Settimio Odenato a Palmira. Odenato, nominato governatore della Siria Fenicia dall’imperatore Valeriano (253–260 d.C.), e successivamente insignito del titolo di corrector totius Orientis (“governatore di tutto l’Oriente”) dall’imperatore Gallieno, giocò un ruolo significativo nella storia di Palmira. Tuttavia, dopo l’assassinio di Odenato e del suo figlio maggiore, la sua seconda moglie Zenobia prese il controllo della città e la guidò a conquistare gran parte dell’Anatolia nel 270 d.C., dichiarando l’indipendenza da Roma. Tuttavia, l’imperatore romano Aureliano riconquistò l’Anatolia nel 272 d.C. e distrusse Palmira l’anno successivo.
Nonostante il suo declino, Palmira rimase una tappa importante lungo la strata Diocletiana, una strada pavimentata che collegava Damasco all’Eufrate. Nel 634 d.C., fu catturata da Khālid ibn al-Walīd per conto del primo califfo musulmano, Abū Bakr, segnando un cambiamento nella sua importanza come centro commerciale.
La lingua parlata a Palmira era l’aramaico, e la scrittura della città, che includeva una forma monumentale e una corsiva mesopotamica, rifletteva la sua posizione tra Oriente e Occidente. La Tariffa di Palmira, una notevole iscrizione bilingue, insieme alle iscrizioni trovate sotto le statue dei principali leader carovanieri, forniscono informazioni sull’organizzazione commerciale di Palmira. La città era impegnata nel commercio con l’India tramite la rotta del Golfo Persico e commerciava con città come Coptos sul fiume Nilo, Roma e Doura-Europus in Siria.
La divinità principale degli aramei a Palmira era Bol, successivamente conosciuto come Bel a causa dell’assimilazione con il dio babilonese Bel-Marduk. Bel era associato al sole, mentre Yarhibol e Aglibol rappresentavano rispettivamente la luna e le stelle. Un’altra divinità prominente era Baal Shamen, chiamato “signore del cielo”, simile al dio fenicio Hadad. Nel II secolo d.C., emerse una tendenza monoteistica con il culto di un dio senza nome descritto come misericordioso e buono, il cui nome era benedetto per sempre.
Le rovine archeologiche di Palmira offrono uno sguardo sulla disposizione della città. La strada centrale est-ovest, conosciuta come la Grande Colonnata, presenta un doppio portico adornato con tre ninfei. A sud, si trovano l’agorà, la Casa del Senato e il teatro. Altre rovine significative includono il Campo di Diocleziano e il principale santuario palmireno dedicato a Bel, Yarhibol e Aglibol.
In particolare, sono state scoperte anche diverse antiche chiese cristiane. Lo stile architettonico segue prevalentemente l’ordine corinzio, ma sono evidenti influenze dalla Mesopotamia e dall’Iran. Le rappresentazioni artistiche trovate sui monumenti e sulle tombe riflettono lo scambio culturale tra gli imperi romano e persiano. In riconoscimento della sua importanza storica, l’antica città di Palmira è stata designata sito Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1980.
Nel maggio 2015, il gruppo estremista noto come Stato Islamico in Iraq e Levante (ISIL) prese il controllo di Palmira, sollevando preoccupazioni sulla possibile distruzione dei suoi monumenti. Nell’agosto 2015, emersero fotografie che mostravano il Tempio di Baal Shamen demolito con esplosivi. Successivamente, immagini satellitari confermarono la distruzione del tempio principale di Palmira, il Tempio di Bel, nel settembre 2015. Nel marzo 2016, l’esercito siriano riconquistò Palmira dall’ISIL.
Tuttavia, nel dicembre 2016, l’ISIL riprese il controllo della città mentre l’esercito siriano era impegnato a combattere i ribelli ad Aleppo. Ancora una volta, l’ISIL inflisse danni ai monumenti, inclusa la distruzione significativa del teatro e del Tetrapilo.
Nonostante le perdite, sono in corso sforzi per preservare e restaurare le strutture rimanenti a Palmira. Visitare Palmira oggi offre un’esperienza potente e commovente, mostrando la resilienza della città di fronte alle avversità e al passare del tempo. Serve come un promemoria toccante dell’importanza di salvaguardare il patrimonio culturale e apprezzare i contributi inestimabili delle civiltà passate.















